domenica 29 aprile 2012

Sesso e luoghi comuni


Qualche giorno fa, dal parrucchiere, leggevo Grazia e mi sono imbattuta in un articolo di un tal Raul Montanari in cui il signore, con la presupponenza tipica di chi parla senza cognizione di causa, sosteneva che gli uomini, al’inizio di una storia, pensano solo al sesso mentre le donne ad un futuro insieme. Ohibò, mi sono detta, il più trito e ritrito dei clichès in una rivista femminile che si vanta di essere moderna, progressista, glamour? Ho ricontrollato la copertina, magari mi ero sbagliata e stavo sfogliando Burda o Grand Hotel. Invece no! Era proprio Grazia. Il Montanari sosteneva che gli uomini riescono perfettamente a farsi una storia che abbia come unico fine il sesso, mentre le donne no, pensano comunque a ciò che avverrà dopo, che sia una cena, una vacanza, un figlio, ma comunque già pianificano un futuro insieme. A sostegno di questa sua illuminatissima tesi, la storia di una sua amica che per l’ennesima volta, già alla prima uscita, si imparanoiava sul prosieguo e futuri sviluppi della frequentazione. Opperò, una donna assunta a modello assoluto di comportamenti generalizzati  femminili… il signor Montanari non è un gran sociologo, mi sa. Gli consiglierei una full-immersion di tutta la serie Sex & the City – ho il cofanetto completo se gli occorre. Oppure lo inviterei ad una delle mie cene tra amiche e magari si può fare un’idea di come vanno le cose. Imparerebbe, ad esempio, che se gli ometti, alla prima uscita, ti considerano come due tette e un culo che, sorprendentemente, esprimono concetti  articolati, anche per noi femminucce, soprattutto circa40enni, alcuni fanciulli sono interessanti solo se immaginati in posizione orizzontale e spesso passi la cena in attesa di ciò che avverrà dopo. Se poi la cosa è stata all’altezza delle aspettative, non è affatto automatico che tu già te lo figuri a spingere un passeggino o accompagnarti a fare shopping o comprare casa insieme. Anzi. Pensi al massimo all’uscita successiva, proprio come il maschio. E non c’è nulla di male in questo. Altre volte, accade l’esatto contrario. Eh sì, il signor Montanari rimarrà traumatizzato, ma potrei fargli leggere sms di uomini che ti accusano di scarsa sensibilità, menefreghismo, disinteresse, o addirittura (udite, udite!!) di averli usati solo per il sesso. Non parlo solo di me, ma anche di svariate amiche. Certi stereotipi maschilisti vogliono farci credere che ci siamo emancipate nel modo sbagliato, scambiando la libertà sessuale per progresso, e abbiamo preso il peggio dei comportamenti maschili, e bla bla bla. In realtà, da sempre, agli uomini la libertà sessuale femminile fa molta paura, e usano ogni sorta di luogo comune per scoraggiarci. Credeteci, se innamorate o coinvolte (o molto molto sceme come  l’amica del signor Montanari) siamo sempre le solite rompipalle che pianificano e prenotano già la vacanza al mare ecc ecc. Altrimenti, spiacenti, ma al massimo riusciamo ad impegnarci per il prossimo aperitivo. Con o senza cena. Con o senza dopocena. E se va, va, altrimenti… NEEEXT!

domenica 15 aprile 2012

una nuova vita?




Quando ci si sofferma a fare dei bilanci sono guai. Spesso è foriero di pensieri autocommiseranti per la maggior parte delle persone. Poi è inutile, perché solo poche volte spinge a fare davvero qualcosa se il bilancio è negativo. L’altra sera, con due cari amici miei coetanei, si parlava (complice un buon champagnino preso alla Metro) dei circa40anni e della nostra inquietudine, insoddisfazione, e smarrimento. Siamo nati nel decennio degli anni di piombo ma anche delle enormi speranze per il futuro; figli di genitori che, nati magari poveri, hanno saputo, con lavoro e sacrificio, farsi una posizione, una casa e un conticino in banca; siamo cresciuti negli anni 80, boom economico, consumismo e illusioni di crescita senza fine. Ci è stato trasmesso il mito del posto fisso, di una carriera stabile, dell’ ‘Evita il rischio, non avere grilli per la testa’.. .E ci ritroviamo ora, sì è vero, col posto fisso e senza grilli per la testa ma anche profondamente insoddisfatti; e per poterci realizzare il mondo di oggi ci vorrebbe invece creativi, ultraflessibili, un po’ incoscienti e sufficientemente visionari. Da qui il dilemma. Come fare per realizzarci? A quasi40anni si può ancora fanculare tutto e provare a sovvertire la tua vita piattamente assestata su binari casa-lavoro?
 Non so, fare un figlio, o provare a cambiare Paese, o mettere in pratica quel progetto che custodisci da tanto tempo nel cassetto? Manca il coraggio o solo la flessibilità mentale? Non so fino a che punto riuscirei a prendere decisioni senza avere sensi di colpa o paura del fallimento, o di fare una gran figura di merda. Eppure io mi ci vedrei così bene ad aprire una champagneria a Parigi  vivendo in una micro mansardina col mio compagno, oppure a fare formaggi o allevare capre in alto adige, mentre il mio lui che so, fa la guardia forestale… dev’essere un po’ di sindrome da baita di heidi e me la porterò dietro finchè crepo. È giusto rinunciare a tutti i sogni o rimandarli ad un futuro non meglio identificato quando (quando??? SE!) saremo in pensione? Poi ci sono quelle minchiosissime trasmissioni tipo ‘Voglio vivere così’ che, in teoria, dovrebbero dare a noi circa40enni inquieti ed insoddisfatti degli spunti x cambiare la nostra vita e ricominciare daccapo (‘cambio casa, cambio vita’). Peccato che i protagonisti siano tutti degli ex supermanagers, ex iper-imprenditori o più semplicemente annoiati milionari figli di papà x i quali comprare una masseria in Puglia o ristrutturare il castello di famiglia nelle Langhe o riconventire un borgo nei colli toscani non x è un cazzo rischioso – quando hai il culo parato, vi assicuro, puoi anche decidere di allevare alpaca  a Pavia o api a Forte dei Marmi o aprire un atelier di quadri astratti nell’Aspromonte e se ti va male, tutt’al più è il tuo orgoglio ad uscirne ferito. Pazienza-  Eppure… eppure. In tempi di crisi credo sia fondamentale conservare una luce, una visionarietà, una sorta di folle guizzo vitale che ti possa permettere di guardare al tuo grigio quotidiano lavorativo con un po’ di distacco. Arriverà il momento, l’idea, l’opportunità. La mia baita mi aspetta, così come la capretta Fiocco di Neve. Non vorrò mai più sentire le parole budget marketing nota spese ma solo BEEEEE, il ribollire del latte nel paiolo e il tic tac dei miei ferri da calza. A proposito, a qualcuno interesserebbe del formaggio altoatesino?

domenica 1 aprile 2012

A volte ritornano


Dai che è capitato anche a voi. Avete presente quelle frequentazioni-boomerang? Cioè quelle che tu credi di aver concluso, a volte brutalmente, altre con eleganza  - e talvolta con ambiguità. In quest’ultimo caso credo sia anche comprensibile che uno non accetti o non comprenda bene la fine della relazione e cerchi di riprendere le fila del discorso… ma negli altri casi, appunto, tu CREDI di aver chiuso. L’altra persona invece no. Non si capacita. Magari sparisce, risentito, per lunghi periodi, per poi ritornarti addosso (come un boomerang, appunto) quando tu meno te l’aspetti. Non parlo dei casi patologici da stalking, ovvio, ma della ‘normalità’ di certi rapporti che sembrano avere l’elastico . Innanzitutto sono le storie finite dopo poco, o che a noi non sembravano poi così importanti, ad avere solitamente questi colpi di coda inspiegabili. (Credo d’altro canto sia normale, se un a relazione finisce dopo anni, che per un po’ si fatichi a rassegnarsi alla perdita di certe consuetudini, o solo ad avere di fianco l’ex-amato, e si cerchi di tenere ancora i contatti, e questo non è un rapporto-boomerang ma altra cosa). Ci sono soggetti che, finito un rapporto breve / leggero, sembrano tramutarsi in un punto interrogativo vivente (‘e se avessi detto quella cosa? E se avessi fatto così? E se la chiamassi? E se le mandassi dei fiori? E se le facessi una dichiarazione su Facebook? E se ogni mattina alla stessa ora le faccessi arrivare un dolce buongiorno tesorino buona giornata batuffolina via sms??’ ) e la loro vita, nelle settimane, ma più spesso nei mesi dopo la fine della storia, è tutta in funzione della riconquista della fuggiasca, cioè voi. Eppure quando vi frequentavate mica sembravano così presi. Facevano i vaghi. Sembravano distratti. Quando avete deciso di troncare non parevano nemmeno poi così dispiaciuti. E qui viene il bello. Dopo qualche giorno voi siete ormai dimentiche e tranquille, e vi arriva un sms, del tipo ‘ciao come stai? È da TANTO che non ci sentiamo’ (passati 3 dico 3 giorni…??). Ovvio, rispondete x educazione e anche perché in fondo vi fa piacere. Da lì, VALANGA di sms – e attenzione! Se saltate la risposta anche solo ad uno, si triplicano i suoi! Un po’ come l’uccellino blu di angry birds. Finchè, esasperate, non lo mandate a cagare, ovviamente con classe ed educazione. Lui la classe ed educazione le prende per uno spiraglio di speranza, e quindi il giorno dopo vi arriverà puntualissimo il suo BUONGIORNO. Il buongiorno nei rapporti boomerang è un rito irrinunciabile. Vi lavate i denti, o bevete un caffè e il suo ‘buongiorno’ rovina il vostro. A seguire, le TELEFONATE NOTTURNE ANONIME MUTE. Che possono andare avanti mesi, e credo siano collegate al tasso alcoolico del citrullo, e francamente non ne capisco l’utilità visto che 3 volte su 4 non rispondete, se lo fate lui non si manifesta e se siete mezze addormentate non ve ne ricordate neppure. Ma tant’è. Loro lo fanno. Cosa contraddistingue questi atteggiamenti dal vero stalking? Che innanzitutto sono innoqui. E poi non ci sono dei crescendo in intensità o violenza; infine, che sono a intervalli. Per un po’ i tipi tornano in sé, superano la propria pseudo ossessione e scompaiono. Ma dopo 5 o 6 mesi – ZAPUM! Ecco il boomerang (magari vi hanno intravista al bar o hanno sentito una canzone o hanno incontrato un’altra che ha la stessa macchina). E riparte l’sms il buongiorno il ciao tesoro su Facebook la telefonata di circostanza la valanga di sms le telefonate notturne. Finirà? Ma sì, basta fidanzarsi, per davvero o per finta. 9 volte su 10 si rassegnano; ma a volte, come nel libro di Stephen King, ritornano.