Ricordo che qualche tempo fa, saranno passati almeno due
anni, pubblicai su Facebook una sorta di sondaggio rivolto alle amiche:
paragonando 3 tipi maschili ad altrettanti panini, chiesi quale tipologia per
loro fosse da preferire. Lungi da me ridurre la raffinata complessità, la
infinita diversità e vasta profondità di animo maschili a due fette di pane con
farcitura, ma le semplificazioni di categoria a volte aiutano a capire meglio
di cosa stiamo parlando. E infatti al sondaggio partecipò un numero discreto di
ragazze, con qualche intrusione di alcuni panini- ehm scusate- ometti che, sentendosi
chiamati in causa, hanno giustamente detto la loro. La domanda era questa:
Cosa scegliereste tra un hamburger, goloso, succulento ma
alla fine poco nutriente e poco salutare; un club sandwich, misterioso,
raffinato ma spesso dal gusto deludente; e un panino al prosciutto, senza
grandi sorprese ma gustoso e rassicurante nella sua semplicità? (ho
escluso a priori l’uomo-bruschetta: quello che ti fa vedere subito tutto di sé e
non è per nulla intrigante) Era un periodo
che m’imbattevo solo in hamburgers e club sandwiches, ed ero un po’ stomacata e
nient’affatto appagata. In effetti, mi fecero notare due donne intelligenti e
dalla vita sentimentale decisamente più felice della mia, il panino al
prosciutto non stanca mai, è una certezza e non fa male alla salute. Riflettei
molto su questo modo di vedere le cose. L’edonismo alla base della
frequentazione di un uomo-hamburger, che certamente ti appaga a livello fisico,
è piuttosto effimero e dopo un po’ viene soppiantato dal desiderio di qualcosa
di più complesso. È la mente che chiede la sua fettina di soddisfazione, così
si prova ad assaggiare l’uomo-club sandwich. Il quale ti affascina con il fare
non convenzionale, interessi o scelte di vita apparentemente non banali; ma non
ti fa sentire realmente felice né soddisfatta, manca sempre qualcosa, e hai la
perenne sensazione che dietro alla bella facciata ci sia pochino; alcuni
elementi raffinati che affogano in tanta maionese – fuor di metafora, un
egocentrismo fatto di mille impegni e finte tattiche per rendersi interessante;
alla lunga, ‘na palla indigesta. E qui la circa40enne dovrebbe capire che non
c’è nulla di meglio di un uomo-paninoalprosciutto. Semplice ma non scontato.
L’uomo paninoalprosciutto non ha bisogno di artifici né di ricorrere a
strategie per conquistarti. È lì, e sai che è buono. Può essere un po’ troppo
salato, o magari con un po’ di grasso, ma nulla che ti rovini il gusto
complessivo. Quando lo provi ti senti a casa, e sai che non hai più voglia di
strafogarti di hamburgers né di spiluccare poco convinta un club sandwich; non
ti delude e ti basta. Attenzione, non dico mica che sia la perfezione. Qui
potremmo aprire la parentesi dell’uomo-Panino di Schiavoni (le mie amiche
modenesi sanno di cosa parlo), e cioè ricco di ingredienti inaspettati,
perfettamente combinati, capace di incuriosire e al contempo saziare. L’uomo
Panino-di-Schiavoni in realtà è come lo Yeti, alcuni dicono di averlo visto ma
non se ne può dimostrare la reale esistenza. In fondo, se stai con l’Uomo
Paninoalprosciutto, ti viene da dire: ‘ecchissenefrega’.