Mia nonna diceva: ‘guardati dagli ignoranti e dagli
invidiosi. I primi sono peggio dei malvagi, perché fanno danni e manco se ne
accorgono; i secondi, ti avvelenano la vita’. Chi di noi, però, può dire di
essere mai riuscito ad evitarla davvero, l’invidia, provandola o essendone
oggetto? Purtroppo qualsiasi ragazza sa bene di cosa parlo, xchè noi fanciulle
sembriamo vivere confrontandoci con le altre, e l’invidia nasce laddove il
confronto ci sembra impari, e noi ne usciamo afflitte e frustrate. Riesco
soltanto ora, a circa40anni, a farne un’analisi così benevola e magnanima: per
tanto tempo l’ho subita con sofferenza, non sapendo perché mai certune
dovessero invidiarmi. Soffrivo a vedere quelle che io credevo amiche
allontanarsi da me xchè, ai loro occhi, magari potevo apparire più carina, o
più intelligente, o più qualcos’altro (mentre
io mi sentivo ‘na sfigata). Come se l’amicizia non potesse sopravvivere con chi
reputiamo avere o essere qualcosa di più di noi. Eppure anche io l’ho provata.
Fortunatamente il tipo “buono”: un po’ come il colesterlolo HDL, insomma, anche
l’invidia può essere “sana”. Io provavo invidia verso quelle amiche che vedevo
felici, realizzate, con vite scandite dalle classiche tappe - matrimonio
gravidanza ecc - mentre io… ero sempre ferma al pit stop. Ma non volevo la loro infelicità, attenzione.
Avrei soltanto voluto anch’io una fettina di felicità in più. E gioivo delle
loro conquiste sperando, un giorno, di poter celebrare anche le mie. Mentre
purtroppo, troppo spesso l’invidia porta
a comportamenti meschini. Sul lavoro,
poi, è fonte di conflitti e tiri bassi. Se hai un capo donna, le probabilità
che la tua esistenza lavorativa sia un po’difficile già sono più alte (si sa,
la competizione tra femmine è sempre lì, tangibile). Se poi lei ti vede come
una possibile minaccia, o coglie in te aspetti e pregi che crede di non avere,
sei fottuta. Invece di sfruttarli a vantaggio di un obiettivo comune,
l’invidiosa trascorre gran parte del suo tempo a cercare di escogitare modi per
metterti in cattiva luce, e svilire quello che fai, e rendere il tuo quotidiano
un pochino più difficile del dovuto. È la storia del mondo, d’altra parte. La
caccia alle streghe sarebbe finita in tempi alquanto brevi se non fossero state
le donne stesse, magari spinte da invidia e ignoranza, ad accusare altre donne
di stregoneria. L’invidia è il serpente biblico, ciò che ci ha sempre impedito
di emanciparci, perché troppo occupate a guardare di sottecchi le altre e
coglierle in fallo, intraprendendo misere faide tra di noi, invece di
concentrarci su un fine ultimo comune. Infatti non a imputerei,
superficialmente, solo all’insicurezza femminile. Credo pittosto derivi da una
misoginia strisciante di matrice maschilista
che ci mette le une contro le altre. Quante volte, tradite da un uomo,
le donne se la prendono con la rivale (soprattutto se più giovane o bella) –
come se il maschio fosse mero oggetto passivo e inerme del concupire di costei?
Quasi mai succede che due donne, entrambe convinte di essere “la compagna” di
un uomo, quando scoprono il menage à trois si alleino e prendano a randellate
il mentitore! Cercano invece di distruggere la rivale, scovandone difetti e
mancanze. In una vecchia foto scattata da mio padre, il soggetto eravamo io
bambina con mia madre e un’altra bimba, abbracciate e sorridenti. Ma
nell’inquadratura, di lato, ce n’era una terza che ci osservava a braccia
conserte, di sbieco. Quanta invidia nel suo sguardo. La foto fu scattata tanti
anni fa e cristalizza un sentimento che questa bambina ha nutrito poi sempre. E
mi serve da memento: se qualcuna ti invidia, non smetterà; cambieranno forse le
ragioni che le fanno provare questo triste sentimento, ma tu per lei non sarai
mai una vera amica, e tantomeno lei per te (dell’amicizia, bellissima, tra
donne parlerò poi). Quindi, care circa40enni che mi leggete: se avete un’
“amica” che non perde occasione per criticarvi, o vi arrivano alle orecchie
suoi commenti malevoli verso di voi, fate un favore a voi stesse: evitatela.
Sul lavoro è più difficile, ma nel privato abbiamo il diritto sacrosanto ad
essere felici, nevrotiche, belle, rifatte, affermate, oziose, single,
accoppiate, senza temere di ferire l’autostima di nessun’altra.
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