No, non parlerò dell’ormai bella-e-che-andata festa della
Befana. Ma di epifania in senso letterale, ovvero di apparizione manifesta, di
rivelazione. Cioè del momento in cui ci si rende conto in modo definitivo di
qualcosa. Nello specifico, che qualcosa è cambiato in noi. Che quello con cui,
in una qualche forma, potevamo convivere, o che fino a pochi istanti fa
riuscivamo a tollerare, non è ulteriormente sopportabile. Non so come avvenga.
Forse quando si tocca il fondo? (A meno che il nostro masochismo non ci induca
ad iniziare a scavare, toccare il fondo dovrebbe rappresentare il primo gradino
della risalita). O forse quando capiamo di valere qualcosa di più di ciò che la
situazione, o la persona, in causa ci fa percepire? Oppure ancora: quando la
percezione di noi non passa + attraverso quella di qualcun altro? Comunque sia, credo che avvenga non troppo
presto nella nostra vita. Almeno, non nei 20 anni. Di solito le mazziate
adolescenziali ci consumano ma non comportano rivoluzioni copernicane. Mentre
forse dopo i 30 qualcosa inizia a sedimentare. Le delusioni tendono ad
accumularsi, e ci rendono + duri o disillusi. Il momento dell’epifania è quando
il sedimento ha assunto proporzioni degne di un’era geologica e capiamo che di
certe situazioni ci siamo rotti il belin – e a me è successo quasi
all’improvviso, sì, è capitato come ad
una diga che aveva un microforellino che ad un certo punto diviene un’enorme
falla, e si rompe, e l’acqua travolge tutto. L’epifania avviene, dicevo,
intorno alla nostra età e non è un caso che tanti circa40enni combinino così
enormi cazzate. Perché, nell’entusiasmo dell’illuminazione, della presa di
coscienza, scombinano la propria vita e mandano a farsi fottere anche cose che
magari male male poi non erano, ma che capitano essere lì, come quei paesini
sfigati ai piedi della diga in questione, giusto per restare in metafora. Però
non sempre è un male. Io, ad esempio, ho vissuto 2 epifanie: una alcuni anni
fa, in materia di conoscenze opportunistiche che per anni avevo scambiato per
amicizie. E' stata meno violenta, ma ha donato contorni diversi alla mia vita, come una città quando si accendono le luminarie natalizie. La seconda lo scorso anno. Ho
capito che ero stufa della tipologia di maschio che fino a poco prima avevo
frequentato. Sindrome da crocerossina? Via. Sindrome da Terence? Via. Maschio
alfa? Uff. maschio vanesio? Ri-Uff. maschio-figa? Stra-uff. Un giorno ho capito
che il mio accanirmi nel voler cambiare uomini così proprio non aveva senso, e
che la mia ‘singletudine’ era, in fondo, paura di mettersi in gioco alla pari.
Davvero volevo perdere altro tempo? O forse cambiando l’idea di me stessa
sarebbe cambiato qualcosa? E così un giorno stavo tornando a casa dopo una
serata lofissima. In compagnia di un uomo di niente, pieno di sé al punto che
io avevo uno spaziettino microbico. E stavo guidando, e avevo l’amaro in bocca.
E mi sono detta: eccheccazzo (sì quando sono un po’ adirata divento scurrile,
chiedo venia), dicevo, e che cazzo. E da questa meravigliosa imprecazione
l’epifania. Dopo pochi mesi un incontro davvero importante...
Mi ricordo un'inverno che facendo il Pirla (cosa che per me è quasi naturale) con la faccia appoggiata ad una vetrina di un Wine Bar, molto noto a Modena, ho conosciuto questa donna fantastica: l'Autrice del monologo sopra descritto.
RispondiEliminaDa quel giorno è nata un'amicizia vera, profonda senza secondi fini e la stessa persona è colei che sa ascoltarmi capirmi ed accettarmi per quel che sono.
Una vera Amica e credo che quel famoso detto "Chi trova....." posso confermarlo sotto tutti gli aspetti.
Un abbraccio Donna vera, corretta e mia Grande Amica.
Bacio
Picci
grazie Picci (per la cronaca: un uomo che non rientra né tra i fenomeni, né tra gli Anthony o i Terence, insomma, un uomo come si deve)... ricordo anche io molto bene quella sera!! io dentro, tra la gente tutta impostata. e tu lì fuori dalla vetrata a fare le smorfie. mi sono detta: questo qui è completamente sciroccato! e subito dopo: devo fare amicizia!!! così fu, e ne sono strafelice!!
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